Nulla di più intenso ed assillante, in vita,quanto il pensiero della morte.
A rifletterci bene ,non ci dovremmo troppo preoccupare perchè ,alla fine,quando arriva non presenta con certezza mai le sue credenziali.
Allora, sono i vivi che ne parlano,angosciati non dal fatto che la persona scomparsa
non sia più visibile, che non la si possa più incontrare, quanto dall'enigma che rappresenta la sua dipartita.Priamo, re di Troia ,umiliandosi piange ai piedi di Achille perchè non abbandoni il corpo
del figlio Ettore, ucciso, diventando "di cani e d'augelli orrido pasto". Consegnarsi nell'aldilà dilaniato nel corpo terrorizza il padre più di ogni altra disgrazia.
Ci terrorizza quindi la PAURA DI NON SAPERE .In effetti tutto ciò che accade attorno alla morte
con il suo corredo funerario appartiene alla vanagloria dei vivi risolvendosi in una recita, valida a testimoniare una condizione, a volte e per pochi di dolore, ma di più a comunicare uno stato sociale.
E' vero , in tutte le parti del mondo si recita la dipartita in diverse forme ma comune è il timore
del mistero.
Riflettendoci la temiamo più di ogni altra cosa . Senza dubbio ci atterrisce un "se": e se dovessimo rendere conto a qualcuno ?
abbiamo paura di essere giudicati nel bene e nel male nei nostri comportamenti che non sono mai senza colpe. e ai più nascoste, che appartengono a quel lato oscuro della nostra esistenza dove abbiamo conservato come in un vaso di Pandora tutti i pensieri e gli atti peggiori: odio, violenza, invidia, arroganza,aggressività,gelosia ecc.cause di morti,di stragi ,di olocausti.
Il fatto però di essere sopravvissuti come esseri viventi lo si deve soltanto alla capacità di aver saputo dominare il circostante facendo diventare la sopraffazione e la violenza delle necessità conservando nella memoria quanto acquisito. Siamo venuti fuori così come ci siamo costruiti.
Abbiamo comunque procrastinato il tempo della nostra estinzione.
Una cosa è certa quando avverrà non ci saranno vivi che la potranno raccontare e nelle diverse forme recitare nè la memoria a conservare.Quella sarà la vera morte di cui non troppo ci preoccupiamo. c.s.
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martedì 4 giugno 2013
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