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venerdì 6 dicembre 2013

Una scorpacciata di Sud

Se al gioco degli indovinelli mi bendassero gli occhi e mi chiedessero dove ci troviamo non avrei difficoltà a rispondere:siamo nella terra che mi ha generato.Essa mi ha messo nelle narici gli odori inconfondibili degli elementi, i colori accecanti del mio Sud. Da molto tempo non mi recavo nella mia terra e decido di andarci in pullman.Ovviamente un pullman del sud che fa viaggi internazionali per quella gente che ,costretta ad emigrare,ritorna nella sua terra per motivi diversi e di necessità quasi mai per ricaricare le batterie (vacanze). Col fiato sempre tra i denti perchè la serenità l'hanno dimenticata, invischiata nella ragnatela dell'umano vivere.Molte valigie,molti pacchi, tanti pesi da caricare e scaricare sul pullman.Visi stanchi che raccontano la storia di sempre.Mani non curate ,pelli secche, avvizzite.Tristezza di corpi sedutimi accanto.Negli occhi dei bambini una saggezza. Siamo in viaggio.E' la forza che ci spinge.Negli occhi dei viandanti il ricordo di una necessità affidata alla fortuna tanti anni prima. Dal finestrino la visione a tratti di terre primordiali dove gli elementi della natura vincono sull'operato umano.Pianure dove vincono le canne .Cespugli incalliti e rinvigoriti dalla noncuranza. Rigogliose erbacce trasbordanti,senza ritegno ,sulla strada quasi a ricordarci che gli invasori siamo noi .Letti di torrenti sconvolti dalle acque.Alberi sradicati e piegati dalle correnti.Calanchi cretosi ma anche cose belle che la natura, generosa, ci ha regalato con la consapevolezza che nulla ci appartiene .Il pullman sfreccia in autostrada .Il conducente di tanto in tanto impreca contro lo sportello laterale che non chiude bene.Fuma mentre guida senza la minima preoccupazione del fastidio che arreca ai passeggeri che ,poverini,non si azzardano a ricordare il divieto di fumo in nome di quella riservatezza che mal celata potrebbe portare a inasprimenti dell'animo.Come se non bastasse l'autista riceve e fa telefonate sempre mentre guida.L'altro autista dopo sedici ore di guida è andato a riposare nel vano delle valigie senza paura di soffocare .Quello che mi confonde di più è la rassegnazione dei passeggeri.Nessuno che alzi la voce ,nessuno che si lamenti.Tutti timidamente seduti e sommessamente a ragionare sulla casualità di trovarsi per caso sul pullman .Meglio guardare fuori dal finestrino.Sulla costa ionica sembra che gli elementi inquieti della natura si siano dati appuntamento in quel posto. c.s.

lunedì 2 dicembre 2013

Natale in casa !

Casa ,dolce casa! quale posto ti somiglia? è l'altare di una chiesa che raccoglie le preghiere. Casa,dolce casa! qual è il calore che riscalda? due tronchetti del camino e il riverbero del fuoco. Casa,dolce casa! quale mondo rappresenti? l'armonia dell'universo tra pareti custodita, il sereno che porti dentro dispiegato in un sorriso. Casa ,dolce casa! qual è il conforto che ti aspetti? i sospiri della gente ed i sogni appena nati. Quali ancora? il riposo dalla veglia, i segreti sussurrati. Casa,dolce casa! cosa c'è che ti fa paura? è il brivido del gelo che, al varco, aspetta fuori, è il sibilo del vento quando bussa alla mia porta. Cosa temi più di tutto? è la fame che colpisce,è l'arsura della sete, l'apatia delle persone o se vuoi l'indifferenza. Cosa ancora? è il dormire sotto i ponti o nei letti di ospedale, è la grata per finestra con un angolo di cielo. Casa,dolce casa!c'è qualcuno che ti logora o qualcosa che ti inganna? l'occhio triste del passante che ti dice del mio stato: era comoda ,era bella ma è stata abbandonata; poi c'è il tempo che m'inganna...sì.... il tempo. c.s.

domenica 1 dicembre 2013

Il silenzio del rimorso.

Non fa in tempo ad entrare nello studio del neurologo che buttandosi sul pavimento si fa venire la schiuma alla bocca.Comincia a dare in smanie attaccandosi alle ginocchia dell'infermiera che nel frattempo era intervenuta a soccorrerla. Ormai da tempo entrava ed usciva dagli studi degli specialisti in malattie neurologiche,purtroppo senza rimedio.Tutto era accaduto quando il figlio Memmo era finito, a suo dire, nelle grinfie di una donna di 15 anni più grande del figlio.Da allora aveva cominciato a perdere la sua serenità facendola perdere anche alle persone a lei vicine. Il povero marito,uomo semplice e bonario,chiedeva ai parenti di essere aiutato a risolvere quella che a suo dire era una sventura piovutagli addosso,mettendo mani a quel po' di risparmi che con il lavoro della terra e molti sacrifici era stato in grado di mettere da parte. Diceva di non farcela a vedere la moglie in quelle condizioni,a non vederla mai ferma, alquanto dimagrita, con lo sguardo fisso, imbambolato.Si strappava i capelli imprecando contro il destino e la malasorte del figlio.Non c'era verso di convincerla che la vita dei FIGLI appartiene ai figli.Non era stata mai un tipo allegro ma dal fatto in poi non aveva più sorriso.Diventò lugubre .Pianto e disperazione erano i suoi compagni. Nel frattempo il figlio senza preoccuparsi della situazione della madre raccoglieva il frutto di quanto aveva seminato.La matura donna con la quale era stata a letto era incinta e in qualche modo si doveva rimediare con il matrimonio.Cosa che che avvenne regolarmente senza che la madre partecipasse ai festeggiamenti ma non mancò di fare agli sposi un bel regalo:si fece trovare impiccata con la corda della capra alla trave della casa quando nessuno poteva aiutarla. La maledizione di una madre non è un fatto da dormirci sopra.Il terribile evento non sconvolse l'animo del figlio che visse apparentemente tranquillo creandosi una normale famiglia.Nel fondo del suo animo però risiede, nascosto in qualche modo, un tormento che non potrà sedare e cancellare come quello di essere stato la causa della morte della madre.Fardello molto pesante da portare dentro in silenzio.La casa della suicida fu venduta .I nuovi inquilini affermavano di sentire di tanto in tanto i lamenti e le urla strazianti della madre in ogni angolo della casa e non aspettavanono altro che liberarsene.Sono tuttora alla ricerca di un altro compratore. c.s.