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martedì 25 settembre 2012

metamorfosi

La mano sul  fuoco,l'eterno abbandono spingono i venti a forgiare la specie.Sentire il vulcano pulsare
al suo interno.Saperlo esplosivo,possente, mentre l'erba, dal nero profondo, intrecciata alla terra, rasenta radici confluiti all'evento. Tutto è in attesa, anche l'attimo è attento.In silenzio, voci che non hanno parole prendono corpo.
La porta socchiusa,in un dolce lamento si apre al  piacere dell'animo.Le pareti di fuoco si bagnano al passo dell'ospite atteso.La lava ormai fluida scorre tra pareti arrossate.Maestoso il gigante alimenta la vita.
La voglia si placa;Si scemano i sensi.Le onde tsunami rientrano  chete.Le radici son sazie di penetrare
la terra.
La terra è ormai gravida.I fulmini,potenze divine,non squarciano più le pieghe del cielo.La zolla, ormai rotta dall'aratro invadente, culla il suo seme.Le vergini, altrove, insieme, sul duro scalino sedute,d'amore parlando,attendono ansiose  di rompere i freni, di scoprire i segreti dell'intimo in due,lo spasimo dell'abbandono insieme ai pianti  che inondano le vaghe speranze della adolescenza fuggente.Ti ritrovo, o vortice, nelle cose che cambiano  prima di sera,nel profumo dell'erba che cresce e si secca;negli uccelli vicini di casa che non abitano più il nido; nelle ossa che il sole non scalda;nella pietra che mi guarda pietosa;
nella caduta rovinosa del corpo.  Così srotola  il fiume  del tempo.Nulla si ferma ad aspettare.
Poi l'approdo.                  c.s.

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